Trattamento per la Corioretinopatia sierosa centrale

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La corioretinopatia sierosa centrale è una patologia caratterizzata dal sollevamento della retina neurosensoriale a livello della macula, la parte più centrale della retina. Il sollevamento retinico è dovuto a un fenomeno di essudazione dai vasi della coroide e al successivo passaggio di fluido dalla coroide allo spazio sottoretinico attraverso l’epitelio pigmentato retinico.

La corioretinopatia sierosa centrale trova nello stress uno dei principali fattori di rischio. Sembra infatti che l’eccessiva produzione di adrenalina e noradrenalina, che si ha in condizioni di stress eccessivo e prolungato, contribuisca a generare essudazione nella coroide e a indebolire il saldo legame normalmente esistente tra le cellule dell’epitelio pigmentato retinico, che in questo modo non riesce più a fungere da barriera e impedire il passaggio di fluido dalla coroide allo spazio sottoretinico.

L’accumulo di fluido sotto la macula provoca il sollevamento dei fotorecettori e causa un deficit visivo di entità proporzionale alla quantità di fluido accumulato. Nel tempo, la separazione dei fotorecettori dall’epitelio pigmentato retinico diventa dannosa per la sopravvivenza dei fotorecettori stessi che, in assenza di remissione spontanea o trattamento, possono andare incontro ad atrofia e morte cellulare, con danno irreversibile a carico della visione centrale.

Terapia fotodinamica a bassa fluenza (PDT)

Attualmente la terapia di riferimento per la corioretinopatia sierosa centrale acuta e cronica è la terapia fotodinamica (PDT, dall’inglese Photodynami Therapy) a bassa fluenza con verteroporfirina, in grado di rinforzare i legami tra le cellule dell’epitelio pigmentato retinico, ripristinando l’integrità strutturale della retina.

La terapia fotodinamica prevede l’iniezione di una dose di verteporfirina di circa 3mg/m2 mediante un’infusione della durata di circa 8-10 minuti. Al termine dell’infusione si attendono circa 2 minuti per permettere alla verteporfirina di legarsi alle aree della retina interessate da permeabilità alterata. Successivamente, su tali aree viene indirizzato un laser rosso non termico che attiva la verteporfirina innescando un meccanismo di riparazione del danno intravasale e intercellulare.

La PDT è in grado di promuovere il riassorbimento dell’edema e il riaccollamento della retina neurosensoriale all’epitelio pigmentato retinico nella quasi totalità dei pazienti trattati, già a 3-4 settimane di distanza dal trattamento.

Il meccanismo d’azione della verteroporfirina non è completamente noto, ma il suo impiego permette il ripristino della continuità anatomica del tessuto trattato e la riparazione delle “falle” che nel processo patologico permettono la migrazione trans-epiteliale dei fluidi dalla coroide allo spazio sottoretinico.

La PDT deve essere eseguita in centri altamente specializzati poiché il successo terapeutico dipende strettamente dalla perfetta combinazione dei diversi parametri coinvolti: intensità della radiazione laser, diluizione endovenosa della verteporfirina, diametro dello spot laser, identificazione della specifica area retinica da trattare.

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