Degenerazioni retiniche: nuovi studi clinici per le degenerazioni retiniche

Retinite pigmentosa, malattia di Stargardt e maculopatia atrofica sono patologie con eziologia differente ma accomunate da degenerazione progressiva della retina, perdita dei fotorecettori e grave compromissione della funzionalità visiva.

I fotorecettori sono le uniche cellule nervose in grado di rispondere agli stimoli luminosi generando stimoli elettrici che danno inizio al processo visivo: gli stimoli nervosi sono infatti trasmessi alle cellule bipolari adiacenti e di seguito alle cellule ganglionari, al nervo ottico e alla corteccia cerebrale, dove vengono elaborati e infine percepiti come immagini.

Man mano che i fotorecettori degenerano, la funzionalità visiva decresce progressivamente, fino a che, negli stadi patologici più avanzati, si instaurano ipovisione e cecità. Le linee di ricerca che si prefiggono di trovare valide opzioni terapeutiche alle degenerazioni retiniche mirano a contrastare la perdita dei fotorecettori o a ripristinare la funzionalità visiva nei pazienti che li hanno già persi.

Tra gli approcci terapeutici che seguono la seconda strada ne troviamo uno estremamente promettente che si basa sull’utilizzo delle opsine multicaratteristiche (MCO, Multi-Characteristic Opsins), proteine create in laboratorio e in grado di rendere le cellule bipolari ON responsive alla luce e quindi capaci di sostituire funzionalmente i fotorecettori persi.

L’utilizzo delle opsine con il fine di ripristinare la visione è una piattaforma di ultima generazione denominata optogenetica, che si avvale di tecniche di biotecnologia, genetica molecolare, terapia genica e farmacochirurgia. L’azienda biotecnologica statunitense Nanoscope Therapeutics ha progettato e realizzato un’opsina multicaratteristica altamente performante denominata MCO-010, testata in diversi studi clinici su pazienti affetti da retinite pigmentosa e malattia di Stargardt.

La terapia con MCO-010 prevede la produzione di un DNA terapeutico che codifica per l’opsina, l’incapsulamento delle molecole di DNA in vettori virali di tipo AAV2 brevettati e in seguito la somministrazione dei vettori virali all’interno dell’occhio del paziente mediante un’unica iniezione intravitreale.

Una volta nell’occhio, i vettori virali raggiungono le cellule bipolari e rilasciano al loro interno il DNA terapeutico, che determina la produzione di diverse copie di MCO-010. Le opsine vanno a disporsi sulla superficie delle cellule bipolari rendendole capaci di percepire la luce e generare uno stimolo nervoso, che viene propagato alle cellule gangliari, al nervo ottico e infine alla corteccia cerebrale, in modo molto simile a come avviene nella retina sana.

La Nanoscope Therapeutics ha eseguito diversi studi clinici per MCO-010: lo studio RESTORE, di Fase II/III, per la retinite pigmentosa, e lo studio STARLIGHT, di Fase II, per la malattia di Stargardt. La società americana ha presentato i primi risultati di queste ricerche in occasione dell’incontro annuale della American Academy of Ophthalmology (AAO), tenutosi a Chicago lo scorso mese di ottobre.

Entrambi questi studi hanno dimostrato un miglioramento significativo della funzionalità visiva ed elevata sicurezza del farmaco nei pazienti trattati e questi risultati hanno permesso di richiedere l’approvazione per ulteriori studi, di fase IV per la retinite pigmentosa e di Fase III per la malattia di Stargardt.
La Nanoscope Therapeutics ha creato inoltre un’opsina multicaratteristica di futura generazione, MCO-020, progettata per il ripristino della visione nei pazienti affetti da maculopatia atrofica allo stadio terminale di atrofia geografica e che prevede la somministrazione mediante un sistema innovativo che non richiede l’utilizzo dei vettori virali. Il primo studio clinico per MCO-020, di Fase I/II, dovrebbe iniziare entro la fine di quest’anno.
La terapia sperimentale con le opsine multicaratteristiche è ad oggi l’unica piattaforma terapeutica potenzialmente in grado di ripristinare la sensibilità visiva in pazienti affetti da diversi tipi di patologie retiniche, con un processo visivo ripristinato che avviene in tempo reale e in condizioni di luce naturale.
In base ai risultati ottenuti dagli studi clinici eseguiti finora, la terapia optogenetica con le MCO potrebbe rappresentare la prima terapia agnostica approvata per diversi tipi di degenerazioni retiniche, indipendentemente dalle cause che le determinano, rappresentando una reale speranza di cura per milioni di pazienti in tutto il mondo.
Per questo motivo gli sviluppi delle ricerche della Nanoscope Therapeutics sono sotto i riflettori dei media e crediamo sia importante spiegarne il significato e le potenzialità ai pazienti affetti da patologie retiniche e ai loro familiari, nonché ai medici di base, agli studenti di medicina e a tutti i non addetti ai lavori cui potrebbe interessare questo tema.

Dr. Jung Hee Levialdi Ghiron

Responsabile comunicazione scientifica Rome Vision Clinic

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