Surfisti e subacquei trascorrono molto tempo in prossimità della superficie del mare, dove l’interazione tra luce solare e acqua determina condizioni luminose particolari che potrebbero influire negativamente sulla salute della retina e determinare nel tempo un maggiore rischio di degenerazione maculare legata all’età (AMD), anche nota come maculopatia.
Questo è quanto emerge dall’articolo di Davinia Beaver e Carly Hudson, due ricercatrici australiane dalla Facoltà di Scienze della Salute e Medicina della Bond University (Queensland, Australia), pubblicato recentemente sulla rivista scientifica internazionale Eye (*).
La luce solare è costituita da radiazioni di diversa lunghezza d’onda e alcune di queste possono causare danni alle cellule e al DNA quando interagiscono con i tessuti biologici, in particolare le radiazioni ultraviolette (UV) e le radiazioni visibili ad alta energia (HEV) che costituiscono la luce blu (BL).
Beaver e Hudson sottolineano che negli ambienti marini la luce solare si comporta in modo diverso rispetto a quanto avviene negli ambienti terrestri. La superficie del mare può infatti riflettere fino al 30% della radiazione UV incidente e anche di più nel caso della luce HEV, a seconda degli angoli di incidenza e delle condizioni atmosferiche.
In letteratura scientifica esistono molti studi sugli effetti negativi delle radiazioni UV e della luce blu sui tessuti dell’occhio. Diversi dati indicano che l’esposizione cumulativa a queste radiazioni ha conseguenze biologicamente e clinicamente rilevanti: i raggi UVB sono stati correlati a un maggior rischio di pterigio e di fotocheratite, mentre i raggi UVA e la luce blu sono stati correlati alla catarattogenesi e alla degenerazione maculare legata all’età.
L’esposizione cronica alla luce blu sembra determinare stress ossidativo, danno ai fotorecettori e disfunzione dell’epitelio pigmentato retinico, soprattutto nelle persone che vivono in aree geografiche con elevati indici UV e/o che svolgono un lavoro all’aperto e/o che non indossano lenti protettive.
Tuttavia ad oggi non sono ancora disponibili dati scientifici che permettano di valutare gli effetti della radiazione solare sulla salute degli occhi dei surfisti e dei subacquei. A tal fine serviranno studi multidisciplinari di oftalmologia, ottica ambientale e medicina sportiva per valutare con più precisione la natura e l’entità del rischio in questa sottopopolazione di sportivi.
Nuovi studi potrebbero avvalersi dei moderni strumenti indossabili di radiometria e imaging oculare, in grado di offrire metodi pratici e precisi per misurare l’irradianza oculare e studiarne l’effetto. Studi di imaging retinico permetterebbero inoltre di mettere a confronto i praticanti di questi sport acquatici con controlli non esposti e valutare il rischio di esposizione cumulativa anche in base all’età.
Una maggiore conoscenza acquisita permetterebbe di sviluppare protocolli e interventi di protezione mirati (informazione, comunicazione e raccomandazioni comportamentali corrette), oltre che progettare e produrre attrezzature idonee, come maschere subacquee con filtro UV/BL e occhiali specifici per la pratica del surf.
L’attuale assenza di dati sull’esposizione oculare ai raggi UV e alla luce blu nei surfisti e nei subacquei non deve essere interpretata come prova di un rischio trascurabile. Al contrario bisogna non dimenticare che sulla superficie del mare la radiazione diretta si somma alla radiazione riflessa, intensificata dalle proprietà riflettenti dell’acqua, e che sotto la superficie si ha una radiazione solare particolarmente ricca di luce blu, che pervade il campo visivo.
Per i motivi riportati sopra, surfisti e sub sono particolarmente esposti a stress retinico cumulativo: i primi perché trascorrono molto tempo a scrutare l’orizzonte marino in attesa delle onde, i secondi perché durante le immersioni sono soggetti a luce blu intensa.
Lo stress retinico è associato a stress ossidativo e infiammazione, le principali cause che determinano l’insorgenza della AMD, pertanto l’esposizione cumulativa prolungata a UV e/o luce blu potrebbe determinare rischi significativi per la salute degli occhi, compreso il rischio di AMD.
Oculisti e medici di base dovrebbero non sottostimare questo rischio e contribuire a mettere in atto strategie preventive volte a mitigare i rischi a lungo termine per la visione di chi pratica sport acquatici, con particolare riguardo per surfisti e subacquei
(*) Beaver D, Hudson C. Are surfers and scuba divers an overlooked at-risk group for age-related macular degeneration? Eye (Lond). 2025 Jul 21. doi: 10.1038/s41433-025-03941-9. Epub ahead of print. PMID: 40691725.
Dr. Jung Hee Levialdi Ghiron
Responsabile comunicazione scientifica Rome Vision Clinic