La Retinite Pigmentosa (RP) è un gruppo clinicamente e geneticamente eterogeneo di degenerazioni retiniche eredo-familiari di primarie incidenza con modalità di trasmissione autosomica dominante e recessiva, legata all’X e mitocondriale.
È un disturbo progressivo che comporta la morte dei bastoncelli seguita dalla perdita dei coni; anche se la perdita di entrambi i tipi di fotorecettori può verificarsi simultaneamente.
Sono stati identificati numerosi geni che, una volta mutati, causano diverse forme di retinite pigmentosa non sindromica; sono note fino ad oggi più di 80 mutazioni geniche che causano la retinite pigmentosa non sindromica.
RETINITE PIGMENTOSA E GENETICA
La Retinite pigmentosa è estremamente eterogenea, sia clinicamente che geneticamente, può essere trasmessa in modalità autosomica, legata al sesso e mitocondriale. Le modalità di trasmissione ereditaria della RP sono: autosomica dominante (AD), autosomica recessiva (AR), recessiva X-legata (XL) e mitocondriale; la prevalenza relativa di ciascuna forma varia leggermente tra le popolazioni studiate, sebbene l’eredità autosomica recessiva sembra essere più comune, rappresentando circa un terzo o più di tutti i casi di Retinite Pigmentosa.
Alcuni geni sono specifici per la retina o per i fotorecettori, altri hanno un’espressione e una funzione più ubiquitarie (ad es. splicing del mRNA) ed altri ancora codificano per proteine la cui funzione nella retina non è ancora del tutto compresa.
Meno comunemente, la Retinite Pigmentosa si presenta come parte di sindromi che colpiscono altri organi e tessuti nel corpo. Queste forme della malattia rappresentano il 20-30% dei casi e sono descritte come sindromiche.
La forma più comune di Retinite Pigmentosa sindromica è la sindrome di Usher, caratterizzata dalla combinazione di perdita della vista e perdita dell’udito a partire dall’inizio della vita. Altre sindromi genetiche sono la sindrome di Bardet-Biedl, Malattia di Refsum, e la sindrome Neuropatia- Atassia -Retinite Pigmentosa (NARP syndrome).
SINTOMI
Sebbene il decorso e la progressione della retinite pigmentosa mostrino una notevole variazione tra gli individui, la patologia è tipicamente caratterizzata da sintomi iniziali specifici. Spesso il primo sintomo è la cecità notturna, con insorgenza nella prima o seconda decade di vita. Successivamente si ha la perdita della visione periferica e, con il progredire della malattia, perdita della visione centrale che può portare a completa cecità o grave disabilità visiva.
Nella presentazione “classica” della retinite pigmentosa, la difficoltà nell’adattamento al buio inizia nell’adolescenza e la perdita visiva nel campo medio-periferico diventa percepibile in giovane età. Tuttavia, l’età di esordio tra i pazienti affetti da questa malattia varia ampiamente; alcuni pazienti sviluppano la perdita della vista nella prima infanzia, mentre altri possono rimanere relativamente asintomatici fino alla terza/quarta decade di vita.
L’età esatta dell’esordio della retinite pigmentosa è spesso difficile da determinare, perché molti pazienti, in particolare i bambini, sono in grado di compensare con la ricerca la perdita visiva periferica. Inoltre, la difficoltà all’adattamento al buio può rimanere inosservata dal paziente a causa di un ambiente notturno ben illuminato artificialmente. In generale, i sottotipi di Retinite Pigmentosa che si manifestano presto nel percorso di vita tendono a progredire più rapidamente.
ALTERAZIONI RETINICHE
Prima delle tipiche anomalie, alcuni pazienti possono presentare anomalie aspecifiche come i riflessi irregolari dalla membrana limitante interna, un allargamento del riflesso foveale e numerose lesioni a livello del RPE. Si riscontra anche un restringimento arteriolare la cui eziologia è poco chiara.
Si possono osservare rimaneggiamenti pigmentari grossolani nella media periferia retinica, perivascolari, sotto forma di “spicole ossee” che gradualmente aumentano di densità diffondendosi in direzione anteriore e posteriore.
Le spicole ossee consistono in cellule dell’RPE che si staccano dalla membrana di Bruch e migrano verso siti perivascolari intraretinici, dove essi formano depositi di pigmento di melanina. L’aspetto del fundus a mosaico è dovuto all’atrofia dell’epitelio pigmentato retinico e alla visualizzazione dei grossi vasi coroideali non più mascherati; inoltre la macula può presentare atrofia, formazione di cellophane maculare (pucker) ed edema maculare cistoide (CME).